Chi è un mental coach e cosa fa?
Il Mental Coach è un partner del coachee e lo accompagna dal punto A, che è la sua situazione attuale, al punto B, che è il suo obiettivo.
Il Mental Coach è anche un facilitatore di processo ed è responsabile di questo processo, mentre il coachee è responsabile del suo risultato, portando nella sua quotidianità gli apprendimenti e gli spunti di riflessione acquisiti nella sessione di coaching.
La differenza tra mental coach e psicologo?
Lo psicologo lavora su disturbi, patologie, disagi profondi e cerca le cause di questi disagi generalmente partendo dal passato, il coach parte dal presente mantenendo il focus sulle soluzioni e gli obbiettivi da raggiungere.
Perché si inizia un percorso di mental coaching?
Il percorso di Mental Coaching si inizia per facilitare il raggiungimento di un obiettivo partendo dalla definizione dell’obiettivo stesso e portando ordine e chiarezza.
Un percorso di coaching è prima di tutto crescita ed evoluzione di Sé come persona, si impara a conoscersi, ad ascoltarsi e a prendersi cura di sé in un modo nuovo.
Cosa accade durante il percorso?
Durante un percorso di coaching si ha maggiore consapevolezza di Sé, dei propri punti di forza, dei propri talenti visti come unicità, dei propri valori che sono la bussola che guida azioni e comportamenti.
Il percorso di coaching ti aiuta a integrare le parti di te perdute o per anni tralasciate, si accolgono i propri limiti e inizi a scegliere ciò che ti rende semplicemente felice.
Come si svolge una sessione di coaching?
Che sia in presenza oppure online il primo passo è porre le basi della relazione di coaching: il coachee sceglie il proprio coach e si sente accolto ed ascoltato.
Nella prima sessione si fotografa in maniera più ampia la situazione che porta il coachee, si discute la cornice d’accordo ovvero le regole del percorso di coaching e si approfondisce la conoscenza del coachee a 360 gradi per poi successivamente focalizzarsi su un aspetto/argomento che si vuole esplorare.
“Nella cassetta degli attrezzi” ci sono vari strumenti che è possibile utilizzare durante il percorso, soprattutto le domande “potenti” che accompagnano il coachee ad esplorare la sua situazione da angolazioni diverse e quindi ad evocare maggiori consapevolezze, nuovi apprendimenti e diverse soluzioni.
Quanto dura una sessione di coachng?
La prima sessione generalmente 1 ora e mezza, le successive 1 ora.
Cosa si fa durante una sessione?
Si parte dalla definizione dell’obbiettivo di percorso e di sessione.
Non esiste un metodo prestabilito, si segue il flusso della sessione.
Quali tecniche utilizzi in una sessione di coaching?
L’ascolto attivo e la presenza prima di tutte, le domande potenti, dialogo delle voci, tecniche di respirazione e mindfulness, tecniche di programmazione linguistica, il metodo SFERA.
Esiste un pacchetto predefinito d sessioni?
NO. Non possiamo sapere prima la tipologia di percorso. Ogni percorso è cucito su misura e dipende molto anche dall’impegno che vorrà mettere la persona, nonché dal livello di coscienza e consapevolezza della persona.
Per cui si lavora su quello che emerge momento per momento e si accompagna il coachee nella sua direzione rispettando i suoi tempi.
Tuttavia si possono concordare un numero di 10 sessioni con un obiettivo condiviso a valle delle quali si fa un punto della situazione con il coachee.
Come mi rendero’ conto che il percorso di coaching è finito?
Se ne accorge il coachee, se ne accorge il coach e se ne accorgono anche tutte le persone intorno.
Sta anche al coach condividere al coachee gli obbiettivi raggiunti.
A valle di questo processo si puo’ considerare concluso il percorso oppure portare alla ridefinizione di un nuovo obbiettivo.
Ci sono svantaggi nel fare sessioni su Zoom?
No, perché la qualità della presenza e dell’ascolto attivo si percepisce anche oltre lo schermo e non impedisce lavori esperenziali che possono essere accompagnati anche da remoto.
Il Coaching funziona?
Funziona quando si è disposti a mettersi in gioco, quando non si cerca nel coach un salvatore o qualcuno che ha le soluzioni per te.
Esiste una legge che regolamenta?
È ancora un mercato poco regolamentato, la legge 4/2013 regolamenta le professioni che non hanno un albo professionale e tra questi rientra anche quello del coach. Per questo bisogna stare attenti ad affidarsi a professionisti competenti ed adeguatamente formati che esercita eticamente.
Posso fare coaching e sedute di psicologia in contemporanea?
Si, una collaborazione puo’ essere molto funzionale per il coachee.
A quale età è consigliato iniziare un percorso di coaching?
Non esiste un’età precisa, allo stesso tempo bisogna fare molta attenzione con i minorenni (15-18) soprattutto accertandosi che non ci siano problemi che esigono la presenza di uno psicologo, questa forma di attenzione ovviamente resta anche con i maggiorenni.
Qual è il vantaggio di avere un mental coach all’interno del proprio team?
Il vantaggio è quello di occuparsi in maniera professionale della parte mentale, un aspetto che non è più possibile trascurare né all’interno dei team sportivi né tantomeno nelle aziende. Per cui come viene sempre più naturale avere figure professionali dedicate come il dietologo, il preparatore atletico, il preparatore dei portieri, il massaggiatore, il fisioterapista, cosi si sta acquisendo sempre maggiore consapevolezza nell’importanza di avere un mental coach che accompagni la crescita emotiva e personale di ciascun membro del team, focalizzati da un obbiettivo-scopo-visione comune.
Il coaching è solo per aziende, manager, dirigenti o atleti professionisti?
Il coaching è un processo di crescita personale, quindi è un percorso per chiunque abbia bisogno di essere accompagnato nel raggiungimento dei propri obiettivi personali e/o professionali.