La sindrome dell’impostore

Oggi ti voglio parlare della sindrome dell’impostore.

Hai mai avuto la paura di essere “sgamato”? La sensazione di non essere mai abbastanza? Di chiederti ma io che cosa ci faccio qua?
Avere la percezione di essere un imbroglione, di essere inadeguato ed essere convinto che prima o poi le persone scopriranno questa cosa.

In questi casi, i pensieri tipici che ci vengono in mente sono:
• Ho vinto solo perché non c’era il mio avversario.
• Mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto, non merito questo successo.
• Li ho fregati di nuovo.
• E se scoprono che non sono in gamba come credono?
• Posso avere avuto fortuna questa volta, ma la prossima potrebbe non essere così.

Ecco, questi sono i pensieri tipici delle persone che soffrono della cosiddetta sindrome dell’impostore, ovvero sentono di non essere degne del successo o dei traguardi raggiunti ed attribuiscono a fattori esterni – in primis alla fortuna o al caso – i loro risultati.

L’espressione sindrome dell’impostore è stata usata per la prima volta dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes, per descrivere quelle persone che erano convinte di non meritare il successo personale e che si percepivano come degli impostori, come se stessero mentendo al mondo ed avessero paura ed ansia di essere smascherati.

Questo è un fenomeno tipico anche degli atleti guidati da una spiccata tendenza al perfezionismo che, proprio per la paura di essere smascherati, alzano sempre di più l’asticella perché non si sentono mai prepararti; questo genera stress, angoscia, senso di inadeguatezza, frustrazione.

In tutti questi casi un ruolo determinante è giocato dal nostro critico interiore che non ci dà tregua e ci fa vedere tutto quello che non va e che potremmo fare meglio.
In realtà, il critico è solo una parte di noi: è una parte preoccupata che vuole proteggerci per garantirci quel senso di appartenenza che ci fa stare bene.

Ma allora cosa possiamo fare?

Il primo passo è riconoscere questa vocina interiore, accoglierla, darle voce sapendo che è solo una parte di noi.
Quindi, quando sentiamo di essere preoccupati, possiamo riformulare dicendo: il mio critico è preoccupato, è lui che lo sta pensando in questo momento.
Il secondo passo è armonizzare il dialogo interiore utilizzando l’ironia: rispondiamo in maniera ironica alla voce del nostro critico interiore. In questo modo riusciremo ad armonizzare il dialogo con questa parte.

Il terzo passo è portare attenzione a tutti i nostri talenti, le nostre unicità, le nostre abilità, i punti di forza che ci riconosciamo e che ci riconoscono gli altri, stamparli, averli a portata di mano perché nei momenti critici è utile riguardare e ribadire la persona unica che sei; rileggere queste unicità a distanza di tempo serve anche per aumentare la fiducia in se stessi e la stima di sé.

Il quarto passo è di rispondere semplicemente grazie di fronte ad un complimento che ci viene fatto senza tentare di sminuire come se dovessimo convincerli del contrario.

Allenati a dire grazie e riconoscere quelle abilità.

Il quinto passo è festeggiare i propri successi, i piccoli traguardi, onorare quei momenti ed ogni tanto ripercorrere la propria storia riconoscendo tutti i passi finora raggiunti.

Ti va di lasciare un commento a questo articolo? Dimmi la tua, mi farà molto piacere leggerti!

Intanto ti ringrazio.
Un abbraccio,
Concetta

 

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